Un romanzo che annienta LE LEGGI DELLA RELATIVITÀ, attraverso un viaggio che valica le più OSCURE VISCERE DEL COSMO
I custodi dell'Universo
un libro di Alessandro Palladini
Avor Masik, Direttore del DAE (Dipartimento Analisi Esopianeti),
è nel Quadrante 491 della luna di Xerios quando i mercenari Davol sferrano il loro attacco. Proteggere i dati è la missione principale. Averiani, Senderiani e Titani si troveranno a combattere e fronteggiare i Davol, in una lotta fatta di forza e ingegno, per proteggere i pianeti da colonizzazioni e schiavismo. Col fiato sospeso fino all’ultima pagina, l’autore ci trascina tra galassie lontane, che sembrano vicinissime.
Col fiato sospeso fino all'ultima pagina, l'autore ci trascina tra galassie lontane, che sembrano vicinissime.
L'autore del libro: Alessandro Palladini
Ho iniziato a leggere libri di avventura fin da quando ero fanciullo, ero rapito dai romanzi di Jules Verne e di Robert Louis Stevenson, poi ho ampliato le mie letture con la catena Urania, i libri di Isaac Asimov e di Arthur C. Clarke di mio padre e sono rimasto affascinato dalla varietà di mondi e popoli descritti in quei libri.
Dopo tante letture fantastiche mi sono dedicato anche alla scienza e in particolare all’astronomia, inoltre seguivo tutte le scoperte dei nostri astronomi grazie all’uso dei telescopi sempre più potenti che venivano creati; non venivano scoperti soltanto altri Sistemi Solari ma Galassie intere, infinite Galassie, tanto che a oggi il conteggio aumenta ogni giorno con i dati di Hubble e il James Webb.
Una delle domande che più mi tormentava: “Siamo soli nell’Universo? Siamo veramente sull’unico pianeta con forme di vita viventi?”
C’è un famoso paradosso che tratta questo argomento, il Paradosso di Fermi che recita: “Se l’Universo e la nostra galassia pullulano di civiltà sviluppate, dove sono tutte quante?”. Oppure:” Se ci sono così tante civiltà evolute, perché non ne abbiamo ricevuto le prove, come trasmissioni radio, sonde o navi spaziali?”.
Se ci sono così tante civiltà evolute, perché non ne abbiamo ricevuto le prove, come trasmissioni radio, sonde o navi spaziali?”
Le soluzioni sono tante. La prima soluzione è che siamo veramente soli nell’Universo e questo sarebbe molto triste, e come diceva Einstein, se siamo l’unico pianeta con la presenza di vita, l’Universo è uno spreco di spazio.
Un’altra è che le civiltà evolute hanno breve durata, stimata in circa 10000 anni come afferma l’equazione di Drake e le cause possono essere sia naturali che culturali; pertanto, le civiltà ci sono state ma sono già estinte, oppure sono nate da poco e non hanno la tecnologia per comunicare.
Un’altra ancora afferma che esistono altre civiltà ma sono troppo lontane nello spazio e nel tempo, se prendiamo come riferimento la velocità della luce, essa impiega oltre 2 milioni di anni solo per arrivare alla galassia più vicina, se due civiltà lontane volessero comunicare tra di loro non potrebbero usare la velocità della luce perché è troppo lenta, ma noi ad oggi non conosciamo un modo per superare la velocità della luce e potrebbe essere un problema anche di altre civiltà.
E poi ci sono le teorie del complotto, esistono altre forme di vita intelligente ma non comunicano con noi o non vogliono comunicare e sono già presenti sulla Terra da migliaia, se non da milioni di anni.
Ci ho pensato tanto perché sono fermamente convinto che non siamo soli nell’Universo, e credo di aver trovato una soluzione plausibile a questo famoso paradosso con l’utilizzo di radiofari galattici; le loro funzionalità vi sorprenderanno.
Gli Antichi hanno come principale scopo la continuazione della vita nell’Universo e sono disposti a sacrificare interi sistemi stellari per raggiungere il loro obbiettivo.
Buona lettura sognatori!